lunedì, luglio 23, 2007

Citazione

Quivi sospiri, pianti e alti guai

risonavan per l’aere sanza stelle,

per ch’io al cominciar ne lagrimai.

Diverse lingue, orribili favelle,

parole di dolore, accenti d’ira,

voci alte e fioche, e suon di man con elle

facevano un tumulto, il qual s’aggira

sempre in quell’aura sanza tempo tinta,

come la rena quando turbo spira.

E io ch’avea d’error la testa cinta,

dissi: "Maestro, che è quel ch’i’ odo?

e che gent’è che par nel duol sì vinta?".

Ed elli a me: "Questo misero modo

tegnon l’anime triste di coloro

che visser sanza ’nfamia e sanza lodo.

Mischiate sono a quel cattivo coro

de li angeli che non furon ribelli

né fur fedeli a Dio, ma per sé fuoro.

Caccianli i ciel per non esser men belli,

né lo profondo inferno li riceve,

ch’alcuna gloria i rei avrebber d’elli".

E io: "Maestro, che è tanto greve

a lor che lamentar li fa sì forte?".

Rispuose: "Dicerolti molto breve.

Questi non hanno speranza di morte,

e la lor cieca vita è tanto bassa,

che ’nvidïosi son d’ogne altra sorte.

Fama di loro il mondo esser non lassa;

misericordia e giustizia li sdegna:

non ragioniam di lor, ma guarda e passa".


Inferno, Canto III, 22-51

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